Vi è mai capitato di usare questa espressione o una simile? “Ho fatto una cavolata” potrebbe far pensare a un piccolo errore domestico o una non felice performance scolastica.
Ma fa riflettere che questa frase sia stata utilizzata (e non è la prima volta) per comunicare un femminicidio: quello che a Salerno Christian Persico ha comunicato così, con queste parole scritte su un biglietto, ai propri genitori.
Ovviamente può sembrare un dettaglio, rispetto alla tragica gravità della violenza omicida con la quale Christian Persico ha tolto la vita alla compagna Tina Sgarbini.
Eppure in quelle parole c’è tanto della leggerezza con la quale troppi uomini guardano alla vita e alla dignità delle donne che hanno o hanno avuto accanto. E forse, in quella parola “cavolata”, c’è anche la misura di quanto si è svalutato – nella virtualità che ogni giorno di più ci avvolge – il concetto più generale di vita, Che un uomo può pensare di togliere, per poi comunicarlo con la stessa leggerezza con cui si direbbe di avere dimenticata aperta una finestra o di avere scambiato il sale con lo zucchero.
Forse è anche da qui che dovremmo ripartire: capire il valore sacro e irripetibile della vita, per la quale non ci sono VAR o altri nostri congegni tecnologici con i quali tornare indietro e cancellare l’errore. Come fosse, appunto, una semplice cavolata…






















